E, alla fine, vaccino fu
Quando siamo arrivati, in sala d'attesa, almeno sei bambini, di diverse età: qualcuno leggeva i libri messi a disposizione dalla struttura, una bambina disegnava sul retro di un modulo... Già, bisogna compilare il pre-stampato, con dati del vaccinando e del genitore.
Pochi minuti di attesa e una dottoressa mora, dai tratti gentili, ci ha invitati a entrare. "Lo prenda sulle ginocchia e scopra la spalla sinistra", mi ha detto. Gulppp...Immaginavo chissà quale pianto del pargolo che, a sorpresa, al momento dell'iniezione, ha fatto addirittura un sorrisetto forzato. Un pò di arnica stesa - non massaggiata - sulla parte, un cerottino e via. Fatto. In sala d'attesa per una mezz'ora, per cautelarsi da eventuali reazioni allergiche. E poi - mentre aveva cominciato a piovere - a casa.
Mamma...che stress!
Non ho mai nutrito grande simpatia per quanti dicono sempre e comunque: "Tutto bene". Tanto meno per la categoria "mamme", magari di tre pargoli delinquentelli, che non si scompongono mai e, con sorrisi di circostanza, sciorinano un sempiterno "sono angioletti, nessun problema"...Ma solo io arranco, tra mille cose da fare, bimbo recalcitrante se non cocciutamente oppositivo, tentazione (rimpianto a volte) dei vecchi tempi, quando parlavo di giornali, fondo del Corriere della sera, apertura de La Stampa e discutevo in animate riunioni di redazione per impostare il menabò e dividere compiti, interviste, conferenze stampa? Non ci credo, non può andare tutto bene, non hai più il tempo mentale in esclusiva per te, devi puntualmente condividerlo, trattare i tuoi cinque minuti di concentrazione, spezzarli, interromperli. Per non dire poi del tuo aspetto, un tempo curato e trendy, abbinavi il rossetto alla nuance della maglia, le scarpe - inutile dirlo - oggetto di culto semifeticistico e ora invece continui per due settimane consecutive a calzare - arghhh! - sempre le stesse?
Perché stupirsi? Casa, lavoro, commissioni, rapporti familiari (marito o compagno, madre, sorelle, cognate eccetera), bambini uguale a stress e senso di inadeguatezza. Resettarsi o tentare di farlo per ogni situazione diversa, correre correre correre. Un articolo pubblicato sul "Journal of Family Psychology", spiega che le donne, quando sono in ufficio, avrebbero livelli di cortisolo (un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali) molto più alti rispetto a quelli prodotti nel fine settimana, cosa che le metterebbe a rischio di esaurimento e problemi cardiovascolari. Sono al lavoro e pensano, anche, alla lista della spesa, alla biancheria da stendere, ai quadernoni con anelli per i pargoli. Insomma, conciliare lavoro e vita familiare è un'impresa.

Stop: Se si vuole ridurre l'ansia, riappropriarsi almeno parzialmente di se stesse, basta allontanarsi, anche solo per cinque minuti, dalla situazione stressante e si potrà conquistare una nuova prospettiva.
Non accentrare tutto: Bisogna chiedere al partner o a qualche altra persona vicina di darvi una mano. Provare a organizzare le diverse attività, creando un elenco di responsabilità domestiche: ognuno farà la sua parte e voi respirerete, accontentandovi dei risultati, almeno un pò.
Ogni tanto pensate a voi stesse: Spendere almeno 30 minuti un paio di volte alla settimana facendo qualcosa che vi piace. Un hobby, un acquisto, un caffè con un'amica, anche solo una passeggiata senza scopi nè obiettivi.
Bando al flusso di pensieri: Anche pochi minuti al giorno, pulire la mente dall'ondata di pensieri che incombe. Otterrete una maggiore attenzione e una visione più chiara delle cose.
Sminuite e minimizzate: Stress e infelicità derivano dalla percezione di non avere il controllo di e su tutto. La vita è imperfetta. Per accettarlo, basta fare esercizio sulle cose meno rilevanti: un ritardo, una piccola mancanza, si possono accettare. Si va avanti lo stesso. Guarda tuo figlio e vedrai che prende la realtà a due mani, proprio come viene, senza proiezioni o retropensieri.
Io vorrei tentare di stare meglio, lavorando su se stesse magari qualche miglioramento si ottiene. Ci provi anche tu?
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