Piazza Navona
Mi rivedo bambino a piazza Navona
a cavallo di un cammello di peluche,
con in mano uno zio Paperone
poco più piccolo di me. Ai fianchi
babbo natale e la befana, che poi
in realtà è un uomo travestito.
Ho la sciarpa e il cappello fatti a maglia.
Siamo una curiosa trinità, avrò avuto
due anni al massimo tre.
La befana mi tocca la spalla
e io serro la mano. Le labbra chiuse
lo sguardo mite, attraversa il tempo
per recapitarmi un messaggio.
Alle spalle Nettuno infilza la piovra.

Il tempo si ferma, la realtà è occasione di ricordo e introspezione, ma senza compiacimenti: "Roma è assolutamente ispiratrice per me, quando mi siedo e mi fermo a guardarla non faccio altro che guardare me stesso nel profondo", dice di sè il poeta-ingegnere appassionato di flash art. Dopo la lettura delle sue liriche, il mondo ci appare diverso, meno scontato e meno estraneo. Tutto può diventare poesia anche gli "scarti alimentari" lasciati in un piatto di carta!Con questo post partecipo all'appuntamento con il Venerdì del Libro di Paola






