Torniamo sui vecchi temi e dilemmi. Le donne tuttofare, io le chiamerei "equilibriste", a metà tra professione, casa, figli, cura di sè (ma solo se resta un minuto libero!). Anche quest’anno, il Rapporto dell'Ansa fotografa un panorama della condizione delle mamme in Italia poco edificante, per non dire a tinte fosche. Disparità (inspiegabili) di salario, part- time praticamente obbligati, contratti precari sono i vari compromessi ai quali, obtorto collo, il gentil sesso deve adattarsi per non perdere il proprio lavoro. Perchè, si sa, in Italia quando si lascia un posto...non se ne trova un altro!
Corse, sacrifici, stress che - conseguenza più ovvia - portano a un abbassamento del livello di qualità della vita importante. Tanto che la scelta di metter su famiglia o di ampliarla viene quasi sempre procrastinata se non cestinata. L’Italia si trova alla 27a posizione tra i paesi europei, seguita solo dalla Grecia, per quanto riguarda l’occupazione femminile tra i 25 e i 49 anni. Le donne in questa fascia d’età lavorano per il 57,9% contro il 77,9% di uomini della stessa età. Con l’aumentare del numero di figli, aumentano paurosamente anche le possibilità di rimanere disoccupate. E non basta il lavoro. Anche i carichi di lavoro familiare, ricondotti comunque a una sfera di vita privata, diventano un pesante ostacolo all'espressione delle potenzialità professionali. Non è un caso che le statistiche sulla soddisfazione delle donne e degli uomini per i vari aspetti della loro vita vedano le prime particolarmente insoddisfatte del loro tempo libero: dichiara infatti di essere poco o per nulla soddisfatto su questo versante il 37,1% delle donne contro il 34,9% degli uomini.
Corse, sacrifici, stress che - conseguenza più ovvia - portano a un abbassamento del livello di qualità della vita importante. Tanto che la scelta di metter su famiglia o di ampliarla viene quasi sempre procrastinata se non cestinata. L’Italia si trova alla 27a posizione tra i paesi europei, seguita solo dalla Grecia, per quanto riguarda l’occupazione femminile tra i 25 e i 49 anni. Le donne in questa fascia d’età lavorano per il 57,9% contro il 77,9% di uomini della stessa età. Con l’aumentare del numero di figli, aumentano paurosamente anche le possibilità di rimanere disoccupate. E non basta il lavoro. Anche i carichi di lavoro familiare, ricondotti comunque a una sfera di vita privata, diventano un pesante ostacolo all'espressione delle potenzialità professionali. Non è un caso che le statistiche sulla soddisfazione delle donne e degli uomini per i vari aspetti della loro vita vedano le prime particolarmente insoddisfatte del loro tempo libero: dichiara infatti di essere poco o per nulla soddisfatto su questo versante il 37,1% delle donne contro il 34,9% degli uomini.
Cosa si potrebbe fare per invertire questa triste tendenza? Sostenere l’empowerment femminile; cambiare la visione sociale del ruolo materno; incentivare il ruolo degli uomini nel lavoro di cura; investire sul welfare, adottando un piano di rafforzamento della rete dei servizi di cura e di protezione territoriale. Difficile, direte...Ci vorrebbe un cambiamento epocale. La vostra esperienza qual è in merito? Siete soddisfatte del vostro ruolo in famiglia e nel mondo del lavoro, se lavorate? Mi piacerebbe sentire le vostre storie!
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